Paolo Carniello
Opera 1^ classificata
Vorrei Essere Poeta
Vorrei essere Poeta per cucire la terra al cielo,
per soffocare la menzogna con la verità.
Farò il cantastorie nelle Piazze del Mondo,
calpesterò l’infamia
e trascinerò l’insperata libertà.
Innalzerò bastioni
per difendere l’amore di un’anima indifesa.
Non calerò la falce sui vinti
ma li affiancherò all’esercito dei miei sogni.
Mi accompagnerà un profumo di donna senza volto
per riempire questa cupa solitudine.
Mi nutrirò con briciole di pane,
cheterò la sete d’amore con tepide lacrime
serrando alle spalle le porte all’universo
Giulia Maturani
Opera 2^ classificata
Favola di polvere
Me ne sto seduta su una sedia di nuvole corrose.
Non so fare altro che dipingere le pareti di una casa diroccata,
nella quale nessuno troverà ristoro.
Non so fare altro che annaffiare dei fiori appassiti
che perdono petali di cenere.
Le mie inutili gesta sono il palliativo
contro l’ineluttabile niente.
Ho una galleria di quadri senza figure
segregati nell’anima.
Non terrò mostre di quello che sento.
L’arte di una lacrima è fine a se stessa.
I versi del dolore non hanno oratori in questo mondo in fiamme.
Il mio autoritratto è lo scorcio su un cosmo disperso
in una brina di stelle.
Le mie mani si scindono tra vuoti vasi di creta.
Come posso respirare in questa tomba sigillata?
Da dove provengono questi cieli senza spazio
che abitano i miei panorami ristretti?
Mi astengo dal tintinnare d’un sogno che rimbomba.
Stringo i pugni su una pozza d’istanti.
Le mie mani vorrebbero afferrare i fili del cosmo,
ma tra le dita rimane solo la sabbia che non sa condurre.
Ho infinite funi legate sul cuore
Nessuno può liberarmi da quello che sento.
Siamo ospiti nei nostri rifugi di marmo scheggiato.
Tutti questi uomini: lacrime marce d’un cielo morto;
tutti questi specchi opachi che non sanno riflettere;
tutte queste lagune colme di cadaveri di nebbia
non mi somigliano.
Ho una spina avvelenata incastrata tra i sentieri e le barriere del sonno.
Questo dolore fatto di spettri sta infestando quello che sento.
Devo smetterla di credere nelle favole di polvere
che nessuno mi ha mai raccontato.
C’è un giardino di vetro nel mio cuore di tiepidi sospiri.
Sono solo l’immagine di un canto di colori nella mente di un uomo cieco.
Sergio Baldeschi
Opera 3^ classificata
Nell’inaudibile astenia dell’essere
Nell’inaudibile astenia dell’essere,
m’innervo al senso
e dentro clessidre in metamorfosi,
sorseggio atomi di vita.
Dolci memorie,
che fuggono veloci
nell’oblio delle vene,
come fantasmi,
verso nuove scene.
Vorrei lusingarmi
di questi rituali che or m’appaiono,
ma non riesco più
ad afferrarne la meraviglia.
Uno sberleffo di spirito,
m’ha coniato
dentro la misura delle cose
e m’illude l’esistenza.
E allora, addomesticato
nel circo del quotidiano,
m’ubriaco a grappoli di stelle
e come un orso bruno,
giro sempre nel senso orario
di impervie vicissitudini.
Vivo in redenzione di luce
e con la spavalderia dello sconfitto
rubo distillati di chimere
alle dormienti tasche del tempo
per i transiti nell’attesa.
Affatturato dal mistero
che tutto sottrae e nulla cede,
brindo al patto d’amore con l’eterno
e faccio del disinganno
la mia forza…
che poi, è anche quella
dei santi e degli eroi.
Dario Marelli
Opera 4^ classificata
Quando te ne andrai
Quando te ne andrai
non vi saranno scie di farfalle in festa
né canti di bambini nel cortile,
forse nemmeno il passaggio di un usignolo in cielo
sarà segno del tuo volo interrotto.
Cercheremo fra le nuvole una traccia,
il miracolo che sappiamo non esserci stato.
Mancherai come manca il latte
alla bocca di una culla.
E non ci sarà una ragione a spiegare
perché le somme degli estremi danno zero.
Non ci sarà il graffio di una biro
a disegnare una linea continua,
il limite che tende all’infinito.
Saremo solo io e te
a vivere l’equazione di un ricordo,
tutto quello che rimane del tratteggio spezzato
che congiunge il Nulla all’Universo.
Io con le cuffie assorto ad ascoltare
il precipitare eterno della voce,
lassù, divina, in mezzo agli angeli del cielo.
A Dolores O’Riordan, cantante dei Cranberries, andata il 15/1/2018
Anna Barzaghi
Opera 5^ classificata
Il sentiero del destino
Indugio nel mio vivermi dentro
come immagine raccolta da uno specchio
mentre lieve la neve dei sensi
ricopre il sentiero del destino.
Prendo per mano la mia ombra
e la conduco tra i contorni dell’anima
dove il cielo si confonde
tra le parole svuotate nello sguardo del tempo.
Attendo un pallido raggio di luna
ad imbiancare il mio respiro
mentre le nuvole s’intrecciano
in una danza di domande perse nell’eterno.
Come impronte senza padrone
dimenticate nella soffitta del cuore.
Chris Mao
Opera 6^ classificata
Ora d’aria
Soffio, sulle cromature
fredde, del supplizio
con la convinzione
liturgica, di un folle.
Aderire, supplicando,
al vostro gioco
di specchi e chiavistelli,
pretende un germoglio
d’orgoglio, nella terra fertile
di ogni mattino.
Sul dorso di mirabili
cadute, abbraccio i vivi
dentro le mura, mi consacro
al potente lamento,
delle loro notti.
Dal polline che oscilla
oltre i ferri della clausura,
imparo il tranello del vento
che nasconde tra nuvole
chiare, la scia celeste
del mio rimorso.
Resisto infine,
nell’unico intervallo,
alfabeto di pelle e pensieri,
sul colle di luce e dignità,
della mia ora d’aria.
Andrea Lamoratta
Opera 7^ classificata
Fotoricordo
Calpestando a piedi nudi la terra
stratificata bellezza distorta
trafitta in suoni aspri dopo la guerra
come un ombrello appoggiato alla porta.
Chiacchiere in ozio per strada la sera
non mi piace la tua calma chimera
non ti riguarda la mia inquietudine
mentre ognuno ha bisogno dell’altro.
Stasera senza te in solitudine
voci impercettibili all’apparenza
mentre il pensiero s’allontana scaltro
senza memoria, un vuoto intransigente.
Bagnasciuga triste senza conchiglie
non t’appartiene più quest’evidenza
che traspare nell’acqua intensamente
nel frigorifero pieno di voglie.
2012
Rosy Ferracane
Opera 8^ classificata
Ponte di versi
Vivo di solitudini assolute,
il respiro dei fantasmi
di chi non vedrò più
ma esiste in altre strade,
ride sotto altre stelle,
brinda con l’acqua
di pianeti lontani.
Mischio malinconie blu
con il giallo dell’ispirazione
per creare la speranza
di un ponte gettato sul passato,
fatto di parole e di versi
su cui poggiare i miei piedi
stanchi.
C’è chi fa della scrittura
uno specchio in cui compiacersi
della bugia del proprio riflesso,
chi pensa non si possa
impugnare una penna
se l’altra mano non brandisce
una bottiglia.
Poi ci sono io,
umile tra gli eccessi,
messa all’angolo dal tempo
a curarmi con l’inchiostro le sue ferite,
e mi ripeto che scrivere non è che questo:
dare un corpo ai miei fantasmi
e lasciare che si liberino
dal mio abbraccio alla carta,
nell’attesa dolcezza di un addio.
Domenica Sammaritano
Opera 9^ classificata
Scompiglio
Distanze concettuali di difesa
Tradotte verità di disamore
Crollano costruzioni di pochezza
Basi di sabbia
Di ambigue verità.
Nemmeno io mi salvo
Dal crollo del mio cuore
Graffiato dal rancore
Dell’offesa
Chiudo il perdono a chiave
Nel buio della notte
E ladri di inutili speranze
Non provano nemmeno
A saccheggiare
Nicola Iori
Opera 10^ classificata
Preghiera
Tu solo mi salvi, poeta.
Tu che come un radar fedele
sempre ritrovi quel misero
e indifeso falò
che ancora rimane
in questa duna innevata
che io sono.
Non gli affetti lontani,
le solerti parole di un amico,
la fragile speranza che questo viaggio
non abbia fermate,
solo il tuo umile verso
ma sincero
ogni notte mi consola.
Lo ripeto piano,
seduto sul letto.